lunedì 18 novembre 2013

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sabato 9 novembre 2013

Abitare la polis Tra il pensiero e l’azione c’è (sempre) la libertà Hannah Arendt Tu che stai leggendo (PARTE PRIMA) di Patrizia Caporossi Un contributo di genere (politico) Che la mia generazione, nata negli anni ’50 e che ha vissuto la politica attiva (di base, tra la gente, come si diceva una volta), negli anni ’70, avesse in sorte la “fine della storia” , era forse già scritto in tanti segni (mai pienamente colti come indizi di ulteriori -o sequenziali- scenari). Ma, ricordo già alcuni spunti, quasi preveggenti, in quella riflessione di Pietro Ingrao, che poneva “nel guado della storia” una certa politica con la (sua) conseguente classe dirigente e s’interrogava sul ruolo svolto e da svolgere da un partito che riconosceva la sua stessa natura nel rapporto stretto con le masse popolari, che ancora erano (solo) tali. Scrivo volutamente, in prima persona e, quindi, con un marcato senso soggettivo, perché solo, in tale prassi, chi scrive e anche chi legge può chiamarsi in causa (da sè) e interrogarsi più che star qui a valutar (a sé) la pretenziosità del proprio punto di vista, senza maturarne, necessariamente, invece, come in ogni processo, una certa misura (in sé). Perché altro è, infatti, assumere un proprio habitus per contribuire con ideazioni e progetti al quadro odierno e ipotizzarne esiti e possibilità prospettiche. Ed è anche per questo che ne vorrei fare fin da subito, da queste prime battute, una questione di metodo. E non è certo un modo di dire. Perché nel procedere si assume, comunque, una certa metodologia che esplicita (sempre) o determina, anche in modo indotto, l’assetto identitario personale nella stessa intenzionalità cognitiva , dovuta al semplice fatto di insistere, vivendo, in contesti sociali, nella polis, appunto: in ogni luogo e circostanza vitale, dal privato al pubblico . In tale attenzione, c’è, forse, l’opportunità di avvertire una sorta di chiamata al dovere politico (non più tanto di moda), nella sua carica autentica di fondo: affinchè riflettere e ragionare possano permettere, intanto (e di nuovo), una presa d’atto della dimensione attuale , vissuta e colta proprio tramite la coscienza di sé , non demandabile ad altri né rinunciabile, per quanto necessaria. D’altronde, ogni manifestazione diventa, o meglio può diventare, una scommessa di sé e, quindi, un momento di propria consapevolezza per motivi, modi e forme. Su queste peculiarità sta oggi , forse, la portata epocale dello stare e dell’agire nella polis e del ricercarne la praticabilità politica per esserci e per governarne gli esiti. In fondo, in ogni possibilità si esprime sempre un posse, un potere che va, allora, colto e maturato con verità. La presente riflessione parte da qui: da tale intento. A OGNI POSSIBILE E FUTURA OBIEZIONE: scusate dell’impegno a cui (vi) sottopongo. (E’, di fatto, ironico perché nessuno/a può far finta di non capire). Ce n’è bisogno: soprattutto, oggi. Non può che essere questo il momento. (Da non perdere).