domenica 27 novembre 2016

La mia nuova "creatura": "L'invidia di Aristotele ovvero della vir-tù (femmninile)", edizioni affinità elettive, Ancona 2016
DISTINGUO Sempre più necessita la distinzione tra le parole DIFFERENZA e DIVERSITA' (e il loro banal uso), perchè nella forma s'insinua la sostanza e s'insedia così spesso l'ovvietà grossolana e sempre violenta, mentre solo la (propria) cura-di-sè passa, in primis, attraverso quelle (nostre) parole che il corpo ospita o meglio (ri)veste, anzi le abita come naturali e tali non sono: "Interessante qui aver presente o fare (e, magari, rifare ogni volta), una sorta di ri-configurazione semantica, partendo dalla chiave/radice etimologica dei due termini, differenza e diversità, spesso usati a sinonimo, portatori, invece, di ambiti/campi di significato ben distinti e molto rivelatori (che avrò modo di rendere evidenti, nel praticarli, durante il percorso), perché sono possibili nuovi ascolti e nuove prospettive, funzionali e capaci di mostrarne la portata ermeneutica, epistemologica ed etica sul piano categoriale e concettuale: differenza, dal gr. dia-phora (portare attraverso sé, in sé, quel qualcosa che qualifica, specifica e distingue rendendo evidente la peculiarità e la ricchezza dell’essere, dalla primaria differenza, quella sessuale, che esplicita il genere/gender alla specie biologica/psicologica, naturale/culturale di appartenenza); diversità, dal lat. divertere, de-viare, cambiare strada, di-vergere, dividere (implica un giudizio di valore storicamente determinato, gerarchizzato ideologicamente che nel sistemare valuta, coprendo e chiudendo l’essere, rispetto a un unico criterio possibile, indiscusso e presunto oggettivo/neutro)" Cfr.: "Il corpo di Diotima. La passione filosofica e la libertà femminile", Quodlibet (2ed, 2011), pp.15-16.