lunedì 3 maggio 2010

L'essere nel "guado"

Essere e sentirsi nel guado in questi tempi "andanti" e così decidere...oggi, in questo maggio 2010, di dar vita a un topos (ideale) chiamato virtualmente blog. Benvenuta a me e a voi! Affinchè ogni (nostro) gesto sia valore aggiunto a qualsiasi giornata che, come tale, si apre e (ci) viene incontro!

11 commenti:

breena ha detto...

Ciao Prof, eccomi qui ^^
Devo un attimo ambientarmi e leggere con calma tutto quello che hai scritto in questo tuo bellissimo blog :-)
A prestissimo

Monica B.

PatCap ha detto...

La calma è la virtù...filosofale per eccellenza. Per cui tranquilla! Baci latuaexprof

Unknown ha detto...

sono molto felice di questo nuovo canale di comunicazione, in bocca al lupo e a presto, marco baleani

PatCap ha detto...

Sono contenta anch'io. Lo curerò come un piccolo ed essenziale "orto", dove coltivare, in questo mio presente, la stessa memoria storica (che ormai mi appartiene qualitativamente) e dove anche continuare a seminare per ancora (sempre) fecondi frutti futuri. Un pensiero, calorosamente auspicante, anche alla (tua) Quodlibet e al suo pregievole lavoro di qualità editoriale. E un augurio (anche) alle tue personali scelte di vita. Ciao

PatCap ha detto...

Oggi, lo sguardo mi piove quasi dal cielo. E la luce entra incontenibile. Come se. Eppure, ormai so che il tempo regala (solo) visioni inaudite pur nelle circostanze ingannevoli dell'essere. Il disagio di accoglierle spesso mi investe nell'incomunicabilità di esserci. Ma, nel tacere c'è la sorpresa. Forse. E sto accogliente per come posso: a bere sorsi di chiarore. Buon essere e tempo!

Nicoletta Nuzzo ha detto...

Con gli occhi nel cuore

Cara Patrizia,
è la prima volta che scrivo su un blog. Ci volevi tu che mi ispiri sempre, per superare la mia paura del ridicolo e del giudizio per dire le mie cose. Tu dici del senso emotivo per esprimere la forza del Sé…sì la questione mi sembra proprio quella del senso, è di quello che abbiamo bisogno…ho letto tempo fa che la caratteristica comune agli eventi traumatici sembra essere proprio l’impossibilità di trovarne il senso all’interno della trama di vita del soggetto, spezzandola in due. E che la patologia
viene considerata come una particolare struttura narrativa, e la terapia un intervento su di essa…sì non si possono cambiare i fatti ma si può cambiare la narrazione e da questo punto di vista siamo proprio materiale vivente in perenne riscrittura, trasformare in emozioni e pensieri descrivibili quello che sentiamo di “oscuro” dentro di noi è davvero liberatorio soprattutto se l’ascoltatore è un altro e non solo noi stessi.
Parliamone… con gli occhi nel cuore.

PatCap ha detto...

Grazie, Nicoletta, dell'inserimento nel blog di questo messaggio che ha, nelle tue considerazioni, forte incisa la linea del Sè. Quella che a me piace perchè parla senza parlare e racconta così il senso intriso di sorsi vitali in ogni gesto possibile. Tu ed io ci ritroviamo forse proprio perchè cerchiamo sempre e soprattutto di non buttar via (mai) niente. Forse, questo è anche un limite, ma ci permette...una certa curvatura di umanità. Anche nell'ingombro della vita. Grazie amica carissima.

Nicoletta Nuzzo ha detto...

Patrizia le tue parole mi incantano perché riesco a trovare in esse una forte risonanza con il mio sentire…e allora si attenua la solitudine ed il peso “dell’ingombro della vita”, come dici tu.
“… il senso intriso di sorsi vitali in ogni gesto possibile”, forse nell’illusione che la realtà non ci divori con insensata brutalità ma abbia un po’ di pietas per noi che fatichiamo, ossessive come diligenti scolare, e studiamo tutto in ogni particolare…non si butta via niente perché poi anche l’oscuro avrà la sua penombra aurorale. (E mi viene in mente Maria Zambrano).

PatCap ha detto...

Sì, novella Zambrano: in filigrana, la vita! Ma che fatica: esserci e nonesserci. Pur lì si sta con l'accumulo esistenziale ed essenziale sul quale lavoriamo infaticabili formichine. Contaci. Fino alla fine sarà l'unico mio gesto veramente vitale.
PS: L'incanto siamo poi noi stesse che diventiamo sirene sullo scoglio della vita (di battistiana o mogoliana memoria...)

Nicoletta Nuzzo ha detto...

Patrizia ti devo dire che Ugo è tuo amico, ama e ascolta Diaphora ma non può parlare direttamente con te. Lui è fatto così. Non so neanche se abbia mai veramente scelto me…quando l’ho Visto è stato come guardarmi nello specchio: nella sua immobilità apparente la stessa la tensione del corpo che deve resistere alla paura,la stessa concentrazione per fiutare il pericolo, la stessa trappola invisibile delle forze opposte che ti comprimono di fronte al cambiamento. E’ stato questo “sguardo”che ci ha rivelato a noi stessi, compagni in un cammino comune fatto di gioie e angosce, di nevrosi e piccoli riti. E’ un gatto di mare,è nato nel Salento ma è il più grande alleato psichico che abbia mai avuto….baci da Nicoletta e Ugo

PatCap ha detto...

Amo gli alleati. Ma adoro di più la libertà compagna non solo di sguardi. Dove l'alleanza può e deve sciogliersi vivendo(si). E il mare che è nel respiro profondo (anche) dello sguardo salentino può cogliere e capire quanta donazione c'è nella libertà dell'orizzonte che sta anche nel "lasciarci andare". Senza deriva ma nella ripresa dell'anima che spia la luce a Est (appunto), coglie magari gli spigoli dolorosi (sì) e dei propri riti (però) fa sostanza non prigioniera. Questo è la salsedine aspra che ci sta addosso sia dal molo o dalla spiaggia sia in altomare quando navighiamo. Che con Platone ci sia possibile e vitale sempre la/una "seconda navigazione"! Ugo forse lo sa e lì ti aspetta. Forte: la Tuffatrice di Delo