mercoledì 3 novembre 2010

Dedicato

Oggi e sempre di nuovo Pasolini come allora quando veniva nella borgata a Roma dove vivevo. Fino a che: quel 2... novembre del 1975 un fulmine a ciel sereno (ci) schiantò addosso tutto il peso di un'Italia che non è più da allora rinata e resuscitata. Vorrei continuare a essere in quell'allora e stringere a me le lacrime dei borgatari che (mi) chiedevano come aiuto per capire come fosse possibile che la delicatezza di un tenero e unico essere umano perisse nella discarica di un idroscalo. Noi forse con lui. Oggi, in questa (nostra) contemporaneità, posso proprio quasi come dirlo. ...

1 commento:

PatCap ha detto...

Se la sensibilità fosse cibo, la sazietà avrebbe invaso l'universo per quello sguardo che ci ha nutrito continuamente. Certo: la speranza stava nel possibile cambiamento. E lì e per questo abbiamo speso la nostra gioventù. Quella tua "disperata gioventù" che solitaria andava elemosinando vita. "Son cieco e mi vedete devo chieder la carità...", diceva una vecchia canzone popolare. Lì il dono ha germogliato. Pur nella morte nichilista in cui siamo come piovuti: oggi in questo mondo incontinente. Rimasti/e disperatamente soli/e.