martedì 13 dicembre 2016

ANTE REM (2)
Da qui la giusta e necessaria riflessione sul senso dell'identità che si pone come un'opera d'arte a cui non si può negare una legenda, quasi una nomenclatura che ne stigmatizzi una sorta di poetica dell'essere che riflette e cerca di riprendere il proprio Sè nei margini o negli interstizi della memoria dell'Io, delineandone quel filo spesso sconnesso perchè sepolto, sul quale (s)corre ravvisato il proprio tratto. (...) Il proprio spazio nella libertà dell'ascolto reciproco e nel farsi riconoscere senza congetture, senza note a margine per una frammentarietà memoriale che travalica e può compiersi sciogliendosi dai vincoli (stretti) di un contesto. (p. 80, in "L'invidia di Aristotele ovvero della vir-tù (femminile)", intr. di Arianna Fermani, affinità elettive, Ancona 2016, www.edizioniae.it) Foto. Ste Po

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